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La Giunta della Puglia ha approvato la redazione di una proposta di iniziativa per la determinazione di forme e condizioni di autonomia della Regione Puglia, sulla base dell’art. 116 comma 3 della Costituzione. Dopo Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, anche la Puglia, dunque, si fa avanti per chiede al Governo più autonomia.
“Come è noto – ha spiegato il presidente della regione, Michele Emiliano - numerose Regioni hanno già avviato le trattative con il Governo centrale perche questo si attivi perche gli enti territoriali possano incidere, attraverso forme più o meno complesse di partecipazione ai processi decisionali che li riguardano e che impattano sul proprio tessuto socio – economico, ovvero incidono sui diritti costituzionalmente tutelati, come – ad esempio, quello alla salute, alla salubrità dell’ambiente e della tutela del paesaggio. Non si tratta solo di forme e condizioni particolari di autonomia – ma di lavorare perché interventi impattanti sul territorio possano essere discussi e approvati anche dalle comunità locali, con forme graduate di partecipazione ai processi decisionali”. Sarà quindi predisposta una proposta per attivare le procedure contemplate dalla Costituzione per l’attribuzione alla Regione Puglia di forme e condizioni particolari di autonomia.
“Si formalizzerà un gruppo di lavoro idoneo composto da idonee figure professionali tra l’Amministrazione che si potranno avvalere del supporto specialistico di docenti universitari esperti di diritto pubblico e costituzionale e dall’Ipres, coordinato dal Capo di Gabinetto”, spiega la Regione.
Sarà poi attivato un tavolo di concertazione istituzionale con il Sistema degli enti locali per definire un piano di riordino territoriale, secondo i principi della sussidiarietà verticale e orizzontale, “per definire il livello territoriale ottimale di allocazione delle competenze”.
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Il Consiglio della Regione Puglia ha reintrodotto il contributo di solidarietà che sarà applicato sui vitalizi in pagamento corrisposti ai consiglieri regionali (inclusi gli assegni di reversibilità) per finanziare progetti di ricerca. Il contributo di solidarietà era stato introdotto in precedenza per un triennio dalla Regione, in attuazione di una disposizione prevista dal Governo Monti, ma confluiva in un fondo indistinto.
La legge odierna lo ha reintrodotto per la durata di 24 mesi finalizzandolo al finanziamento di progetti di ricerca in materia di cure per le malattie rare. L’importo complessivo previsto ammonta a circa 1,1 milioni di euro che verranno destinati sulla base di procedure di evidenza pubblica per la selezione dei progetti.
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Si chiama Sirgis, acronimo di Sistema integrato di Gestione della Salute e della Sicurezza. È un modello adottato dalla Regione Puglia con l’obiettivo di rendere “integralmente” sicuri i luoghi di cura.
“Stiamo cercando di capire come applicare in sanità modalità che consentano al personale di lavorare in sicurezza, agli utenti di frequentare i luoghi in sicurezza, a chi deve intervenire per motivi di emergenza di farlo conoscendo luoghi e rischi”, ha commentato Emiliano. “Ci deve essere un approccio sistemico all’organizzazione della sanità di tipo industriale: la sanità è un’industria di grande precisione e con le persone al centro”. Il nuovo modello, per il Governatore pugliese, consentirà di “recuperare sicurezza e percezione della qualità”. Ma “con l’aiuto dei cittadini che devono imparare a fidarsi”.
Sirgis è diventato, dopo l’approvazione della relativa delibera di Giunta, un adempimento per tutte le aziende sanitarie pubbliche con l’obiettivo di ottenere pari e ottimali condizioni di sicurezza in tutti i servizi assistenziali regionali. Il progetto prevede nella sua fase esecutiva l’integrazione di sicurezza, qualità e governo globale dei rischi per i lavoratori, pazienti, utenti e visitatori. Il suo obiettivo finale è individuato nella definizione e sperimentazione di un modello di gestione adattato a tutte le Asl e alle aziende ospedaliere per migliorare la sicurezza, la qualità e ridurre le probabilità di errore in tutte le strutture pubbliche regionali.Prende spunto dall’esperienza della Asl Bat, che già dal 2013 ha adottato un modello di gestione integrata della sicurezza (SGSL) che ha prodotto importati risultati nella riduzione di rischi per lavoratori e pazienti.
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La Regione Puglia ha superato positivamente il controllo del Tavolo congiunto Mef/Salute/Agenas/Aifa per il confronto sul Piano operativo e per la verifica dei LEA. Ciò ha consentito lo sblocco delle spettanze di cassa residue per l’esercizio 2015 pari a 209,858 milioni di euro.
Lo ha reso noto la Regione che diffuso alcuni dati del verbale del Tavolo di Verifica degli Adempimenti Ministeriali ricevuto in questi giorni dal Dipartimento regionale della Promozione della salute, del Benessere sociale e dello Sport per tutti.
“In particolare Tavolo e Comitato LEA hanno valutato positivamente il Piano Operativo presentato dalla Regione e, tenuto conto delle ulteriori documentazioni ed integrazioni presentate dalla Regione, hanno approvato la possibilità di deroga agli adempimenti di cui all'articolo 15, comma 14, del decreto legge n. 95/2012 con conseguente impegno, da parte degli Enti Ecclesiastici e degli IRCCS privati, all’incremento delle prestazioni di alta complessità anche per la riduzione della mobilità passiva”, dice il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. “Sono stati confermati i positivi risultati in materia di controllo della spesa farmaceutica – ha continuato Emiliano - in materia di pagamento dei fornitori e in materia di assistenza ospedaliera. Dal verbale inoltre si conferma che la Regione ha superato tutte le adempienze relative all’esercizio 2015 con sblocco delle spettanze di cassa residue pari a 209,858 mln di euro. La verifica 2016 invece è ancora in corso”.
Positivi anche i dati sui LEA: i tavoli ministeriali hanno infatti confermato l’adempienza della Regione Puglia per quel che concerne i livelli essenziali di assistenza valutati con un punteggio di 169 nel 2016. Un recupero di 14 punti per la Regione che, nel 2015, presentava nella Griglia LEA un valore di 155 (in calo rispetto al 163 del 2014) collocandosi, pertanto, fuori dall’intervallo di adempienza di 160.
L’unica nota stonata per Emiliano è la conferma che gli oneri per i rinnovi contrattuali per il triennio 2016-2018 sono a carico dei bilanci regionali così come anche previsto dalla Finanziaria. “L’incremento dei costi di esercizio per il rinnovo del contratto del personale dipendente e non per la Puglia – ha concluso Emiliano - ammonta complessivamente per il 2017 ad ulteriori costi per circa 30 milioni di euro e per il 2018 ad ulteriori costi per circa 50 milioni di euro”.
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Presentato a Lecce “ TecnoMED”, il Tecnopolo per la Medicina di Precisione nato dalla collaborazione tra CNR Nanotec Lecce, l’Irccs Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari, l’Università di Bari e la Regione Puglia, con l’obiettivo primario di dare impulso alla ricerca nel settore della Medicina di Precisione mediante approcci innovativi basati sulle nanotecnologie. Una scommessa sulla scienza e sulla ricerca, l’ha definita il Presidente della Regione Michele Emiliano: “vogliamo con ciò impegnare alcune importanti risorse per sostenere il lavoro dei nostri scienziati che, tra di loro, scambieranno permanentemente informazioni utilizzando anche i dati che provengono dall’assistenza e costruendo strategie innovative”.
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Luigi Ambrosi, direttore scientifico emerito dell'IRCCS Maugeri di Cassano che fondò, si è spento a Ferragosto. L'amicizia e la collaborazione con Salvatore Maugeri, nel ricordo di Antonio Spanevello, che diresse l'Istituto dopo di lui: “Un maestro nella vita, prima che nella clinica e nell'accademia”, così Antonio Spanevello, direttore clinico centrale di ICS Maugeri Spa Società Benefit, ricorda il professor Luigi Ambrosi, protagonista della nascita dell'IRCCS Maugeri di Cassano delle Murge, che diresse dalla istituzione, nel 1979, fino al 2004, e di cui era attualmente direttore scientifico emerito. Ambrosi è scomparso nel giorno di Ferragosto e le esequie si sono tenute stamane a Bari, città in cui ha svolto gran parte della sua attività clinica e accademica e dove fu anche rettore dell'ateneo dedicato ad Aldo Moro per tre mandati (1977-1986), prima di trasferirsi, come ordinario di Medicina del lavoro, all'Università di Foggia.
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“La rivoluzione della sanità pugliese è partita ed è ovunque. La sanità pugliese non è perfetta ma è l’unica, da Roma in giù, a non avere debiti e ad esser gestita secondo i livelli essenziali di assistenza. Pur avendo noi 15mila addetti in meno dell’Emilia Romagna a parità di abitanti e 850 milioni di euro in meno ogni anno per fare le stesse cose. Bene, nonostante tutto ci stiamo riuscendo. Stiamo anche per assumere migliaia di persone perché il blocco delle assunzioni sta per essere superato grazie ai risparmi conseguiti in questi due anni. Questo combattimento, che ho deciso di gestire personalmente anche per dare il senso a tutti dell’importanza che la Regione attribuisce all’intero sistema sanitario (territoriale, ospedaliero e socio sanitario), è importantissimo. Come Presidente di Regione ho compiuto due anni il 2 luglio scorso. Sono soddisfatto e ho una grandissima voglia di continuare a combattere”.
Ad affermarlo è stato oggi il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in occasione dell’inaugurazione di tre nuovi servizi della Asl di Taranto.
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“La Sezione “Centri di Riabilitazione” dell’ARIS Puglia da oggi è più unita e, quindi, più forte. Esigiamo più attenzione da parte della Regione.
Stiamo facendo grandi sacrifici e tanti ne abbiamo fatti in questi anni, spesso ingoiando amaro o
assistendo impotenti ad una produzione normativa che ci ha messo in serie difficoltà, senza che
considerasse l’enorme patrimonio sanitario, scientifico e umano che queste strutture
rappresentano”. Queste le dichiarazioni di fr. Francesco Colacelli, nuovo responsabile della sezione dei Centri di Riabilitazione per l’Aris Puglia, nel corso del primo incontro con i centri pugliesi.
Ai responsabili delle strutture riabilitative della Regione, riuniti a San Giovanni Rotondo, presso il presidio “Gli Angeli di Padre Pio”, della Fondazione Centri di Riabilitazione Padre Pio Onlus, il religioso ha manifestato la volontà di programmare le riunioni successive secondo un calendario itinerante, in modo da coinvolgere via via ogni centro presente sul territorio regionale.
Fulcro della sua relazione il mancato adeguamento Istat delle tariffe di remunerazione delle prestazioni riabilitative in Puglia, tra le più basse d’Italia e ferme al 2007, con conseguenti disagi per le strutture associate, che non sono in grado di sostenere i costi non coperti dalle tariffe.
Sono …“migliaia gli operatori che assistono centinaia di migliaia di particolari e delicati
utenti – ha continuato frà Colacelli - e che oggi chiedono a gran voce più attenzione da parte degli organismi istituzionalmente
preposti, prima fra tutti, la Regione Puglia e l’Assessorato alla Salute, che invito formalmente a
partecipare alla nostra prossima riunione, per ascoltare direttamente tutte le problematiche che
investono quotidianamente chi opera nel nostro particolarissimo ambito”.
Al termine dell’incontro il neopresidente ha illustrato le linee programmatiche che intende portare avanti nel corso del suo mandato:
- organizzazione in rete delle strutture riabilitative ARIS Puglia ai fini scientifici, formativi,
scambio di dati e di esperienze, ricerca, pubblicazioni;
- più attenzione alla comunicazione associativa efficace e, per questo, alla realizzazione di
convegni e tavole rotonde a carattere regionale con il coinvolgimento attivo delle
associazioni degli utenti e delle loro famiglie, che potranno organizzarsi in rete anch’esse;
- più presenza sui tavoli istituzionali per seguire la produzione normativa regionale di
settore;
- realizzazione e condivisione di un database dove far affluire tutti i dati delle strutture
associate, ciò rappresenterebbe una vera “certificazione” del reale fabbisogno di prestazioni
riabilitative in Puglia;
- istituzione di 2 commissioni di sezione, una scientifica/sanitaria e l’altra
gestionale/amministrativa per l’approfondimento delle tematiche che, di volta in volta,
saranno poste alla loro attenzione. Le commissioni saranno costituite da due componenti per
struttura associata, individuati tra gli esperti del settore;
- l’istituzione di un comitato etico regionale per tutte le strutture.
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La creazione di un dipartimento delle ASL pugliesi dedicato alle cronicità con il compito specifico di sovrintendere il percorso assistenziale. E’ questa la proposta avanzata dall’ARIS durante l’audizione in Commissione riorganizzazione RSA del Consiglio regionale della Puglia. Come è noto la Regione sta esaminando la proposta di legge sulle RSA il cui obiettivo è l’istituzione di un’unica tipologia di struttura. Al centro della discussione in audizione, alla quale hanno partecipato anche altre sigle sanitarie, sono stati i livelli assistenziali previsti all’interno della struttura, la previsione di una fascia di alta, media e bassa intensità, avendo come riferimento le esperienze di Lazio e Lombardia che prevedono rispettivamente tre e quattro tipologie nella stessa struttura.
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Si ricorrerà ai voucher per gestire gli 800 nuovi posti letto per l’assistenza socio-sanitaria, infermieristica e riabilitativa che nasceranno nelle Rssa pugliesi per effetto della nuova legge quadro sugli accreditamenti della sanità privata. Grazie ai voucher i pazienti, o le loro famiglie, potranno scegliere la struttura più adeguata per le cure necessarie, provocando così un effetto-concorrenza destinato a evitare monopoli. E’ la novità di maggiore rilievo contenuta nel Ddl approvato, all’unanimità, dal consiglio regionale, avrà carattere sperimentale, per il biennio 2017-2018, e a regolarlo sarà un regolamento che la giunta regionale si darà entro questa estate. Saranno poi le Aziende sanitarie locali a contrattualizzare le strutture in possesso dei requisiti utili per soddisfare la domanda che sarà determinata dal regolamento. Questo nuovo strumento dovrebbe avere un impatto annuo, sulle casse regionali, di circa 4 milioni calcolando il costo di euro 5.000 a voucher per gli 800 posti letto destinati, vista la natura lunga delle prestazioni riabilitative da assicurare, ad altrettanti pazienti. Con la nuova legge vengono così colmate alcune lacune interpretative ed applicative riguardanti la competenza; vengono definite le procedure autorizzative e di accreditamento e stabiliti limiti alla trasferibilità della titolarità dell’autorizzazione all’esercizio e accreditamento, sicché gli accreditamenti non si potranno trasportare da un luogo all’altro in Regione, ma realizzarsi nell’ambito della stessa Asl per non alterare l’offerta di quel servizio in quel determinato territorio. Nuove regole anche per la verifica periodica dei requisiti minimi, sulla cui permanenza e sull’assenza di cause di decadenza dall’autorizzazione all’esercizio, vigilano gli organi competenti.
Obbligatoria la comunicazione dell’eventuale stato di crisi occupazionale e il ricorso a forme di ammortizzatori sociali, con la relazione dello stato di crisi e delle misure da adottarsi. Riguardo poi alle autorizzazioni vengono individuate meglio le tipologie di strutture sottoposte anche ad autorizzazione alla realizzazione (oltre che ad autorizzazione all’esercizio), e per l’accreditamento istituzionale di strutture già autorizzate all’esercizio dell’attività sanitaria, occorrerà presentare l’istanza alla regione. Per le strutture che, alla data di pubblicazione della legge, siano già in possesso della verifica del fabbisogno territoriale e dell’autorizzazione regionale all’esercizio, l’accreditamento è subordinato ad apposita richiesta e all’esito positivo dell’istruttoria.L’accreditamento ottenuto è però revocabile se si accerta il non rispetto degli obblighi retributivi e contributivi.
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“Il piano di riordino ospedaliero in Puglia è diventato finalmente definitivo”, annuncia il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. “Dopo un’analisi collettiva e partecipata durata esattamente un anno abbiamo finalmente terminato il lungo lavoro di approvazione del Piano che riconvertirà ospedali inutili, pericolosi, che consentivano il sottoutilizzo del personale, in moderne strutture di lungodegenza per malati cronici, in ambulatori diagnostici territoriali e in ospedali di comunità”, dichiara.
Per Emiliano “gli ospedali riconvertiti erano il frutto di scelte sbagliate del passato che avevano fatto aprire ospedali in molti comuni consentendo il moltiplicarsi inutile dei primari e dei reparti. Gli ospedali piccoli disperdono il personale che così viene sprecato, lasciando l'organico degli ospedali più efficienti senza adeguato rinforzo. Si aggiunga che solo grandi numeri per ricoveri ed interventi fanno l'efficienza di una struttura ospedaliera.
Un punto nascita sotto 1000 parti all'anno (poco più di tre parti al giorno) non giustifica strutture aperte 24ore su 24 e mette a rischio le puerpere perché il personale non ha sufficiente esperienza dei casi più difficili. Analogamente avere punti nascita e pronto soccorso senza terapia intensiva e sala rianimazione era un rischio troppo grande per la salute dei pazienti. Anche queste strutture aperte 24 ore su 24 consentivano il sottoutilizzo di personale (anche dei preziosissimi ed introvabili anestesisti) a scapito dei pronto soccorso dei grandi ospedali, gli unici dotati dei reparti per gestire codici gialli e rossi, gli unici che giustificano davvero l'esistenza di un pronto soccorso”.
Alcuni ospedali poi – prosegue Emiliano - sono stati classificati come ospedali di base. Sono ospedali essenziali con pochi reparti dotati di pronto soccorso. In alcuni casi le scelte che abbiamo fatto sono state dolorose. Stabilito che due ospedali vicini non possono essere entrambi di primo livello, è stato drammatico scegliere alle volte tra due strutture eccellenti decidendo se dovessero diventare di base o di primo livello. Condivido dunque il rammarico dei sindaci e dei sanitari i cui ospedali potevano aspirare ad una classificazione superiore. Ma dovevamo decidere e ci siamo presi la nostra responsabilità”.
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Come spesso accade alla conclusione di un qualsiasi scandalo italiano nessuno finisce per pagare, se non il mitico “pantalone”; sta di fatto che la malagestione della sanità Pugliese fra il 2005 e il 2009, fatta di presunte nomine pilotate e gare d'appalto truccate, rischia di non essere accertata sino in fondo. A quasi un decennio dai fatti, il tribunale di Bari ha calcolato che 23 delle 25 imputazioni contestate a 18 imputati, tra i quali l'ex senatore pd ed ex assessore regionale Alberto Tedesco, sono ormai prescritte. Resterebbero in piedi la presunta associazione per delinquere e un episodio di concussione risalente al gennaio 2009, reati contestati a dieci imputati. Eppure si tratta di "una rete - secondo la Procura di Bari - in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo a imprenditori collegati da interessi familiari ed economici con i referenti politici e che erano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso Tedesco in occasione delle competizioni elettorali".
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Il Consiglio ha approvato una legge che proroga al 31 dicembre 2016 il termine entro cui sarà varata la riorganizzazione del Servizio sanitario regionale. “Ciò al fine di garantire la piena attuazione delle nuove norme sull’orario di lavoro e di assicurare la continuità nell’erogazione dei servizi sanitari dei Lea e l’ottimale funzionamento delle strutture”. Slitta di 6 mesi la riorganizzazione della sanità lucana. Il Consiglio regionale ha infatti approvato a maggioranza (con 14 voti favorevoli di Pd, Cd, Pp, Udc, Psi, e Pace del Gm e 2 voti contrari di Pdl-Fi e Romaniello del Gm) un disegno di legge della Giunta regionale che modifica alcune norme in materia di sanità e, con la modifica alla legge regionale n.53/2015, il termine per l’adozione dei provvedimenti di riorganizzazione e di razionalizzazione delle strutture e dei servizi delle aziende e degli enti sanitari del Servizio sanitario regionale viene spostato dal 31/7/2016 al 31/12/2016. “Ciò al fine di garantire la piena attuazione di quanto previsto dall’articolo 14 della legge n. 161/2014 (Disposizioni in materia di orario di lavoro del personale delle aree dirigenziali e del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale - recepimento norme comunitarie), e di assicurare la continuità nell’erogazione dei servizi sanitari dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l’ottimale funzionamento delle strutture”, spiega il Consiglio in una nota. Modificata anche la legge regionale n. 16/2012, con l’abrogazione di una disposizione inerente la previsione del tetto di spesa per il personale, parametrato alla spesa dell’anno precedente, “in quanto questa norma è superata dalla diversa impostazione contenuta nella legge regionale n. 5/2016 che trasferisce in capo alla responsabilità della Giunta regionale la decisione in ordine ai limiti annuali di spesa per il personale di ciascuna Azienda sanitaria”. Il Consiglio riferisce infine che su proposta del consigliere Piero Lacorazza è stato approvato a maggioranza (con 14 voti favorevoli di Pd, Cd, Pp, Udc, Psi, e Pace del Gm e 2 astensioni di Pdl-Fi e Romaniello del Gm) anche un ordine del giorno, collegato al disegno di legge, che impegna il presidente della Regione a presentare alla competente Commissione consiliare, in sede di discussione del riordino del Servizio sanitario regionale, “una prima proposta generale di programmazione amministrativo – sanitaria con la quale si definiscano ruolo, funzioni e prestazioni da erogare, nel rispetto delle normative vigenti, in ogni singolo presidio ospedaliero per acuti della Regione Basilicata oggetto del riordino, nonché del Crob e dei presidi ospedalieri distrettuali”.
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La Commissione Sanità del Consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità la proposta di legge contenente le modifiche alla legge regionale di istituzione del Consiglio sanitario regionale. “Le modifiche proposte dal presidente della Commissione Sanità Pino Romano – spiega una nota del Consiglio - , hanno emendato l’originaria norma condividendo e recependo le osservazioni formulate dal Dipartimento per gli Affari regionali per evitare eventuali aspetti di incostituzionalità della legge regionale, allo scopo di risolvere la materia dell’eventuale contendere tra gli Organi dello Stato”.
Gli interventi riguardano in particolare le parti relative agli oneri per il funzionamento del Consiglio sanitario regionale e dei suoi organi, come il rimborso spese, sopprimendo la diaria o qualsiasi altra forma di emolumenti. “In questo modo le spese di partecipazione alle sedute non saranno a carico delle strutture sanitarie di provenienza”, spiega la nota. Altra modifica riguarda invece lo svolgimento dell’attività istruttoria finalizzata alla formulazione dei pareri del Consiglio sanitario, per la quale ci si deve avvalere delle Sezioni regionali competenti in materia sanitaria.
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Primo intervento eseguito in Puglia su quattro vasi per aneurisma dell'aorta addominale