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Autonomia sia, ma nel rispetto delle leggi uguali per tutti

Lo Stato deve avere un potere di controllo e di indirizzo per assicurare il rispetto dell'articolo 32 della Costituzione. Questo in sostanza il contenuto della ennesima bacchettata del Ministro Schillaci alle Regioni che non seguono le disposizioni generali ministeriali. Anche se, nella stessa occasione offertagli da un’intervista a Radio 24, il Ministro ribadisce la volontà del Governo centrale del Paese di non agire contro le Regioni, ma di voler collaborare con ognuna di esse in modo sempre più stretto per assicurare ai cittadini l’efficienza di un servizio fondamentale qual è il Servizio sanitario nazionale. E non per nulla Schillaci fa riferimento all’articolo 32 della Costituzione italiana, il quale tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e l’interesse della collettività. Con questo articolo i Padri della nostra Costituzione hanno infatti voluto ribadire l’impegno della Repubblica nel garantire cure gratuite agli indigenti e che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, che in nessun caso può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Secondo il Ministro, sempre particolarmente attento all’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ciò non avviene regolarmente in tutte le regioni e il problema delle liste d'attesa ne è l'esempio eclatante. “Io – ha detto - mi batto perchè l'accesso alle cure sia uguale per tutti e in qualunque regione e - soprattutto nel rispetto della Costituzione - non dove dipendere dalla capacità economica del cittadino. L'articolo 32 dice che lo Stato si deve occupare degli indigenti ed è quello che sto facendo da quando sono ministro”.

Evidentemente i tempi cambiano e le esigenze aumentano. Ma proprio per questo è necessario adattare la macchina governativa alle mutazioni del tempo. E’ quello che Schillaci chiede. E’ consapevole di quanto sia urgente una riforma strutturale del Ssn: “E’ chiaro – ha ripetuto nell’intervista - che va fatta, dopo 47 anni”. E’ un sistema che deve essere ammodernato rispettando i principi base di universalità e gratuità delle cure. Ed è altrettanto chiaro che si tratta di un progetto che non può essere compiutamente realizzato se non a partire dall’idea che la sanità di cui ha bisogno il Paese deve necessariamente essere basata su un mix di sanità pubblica e privata. La tragedia vissuta nell’emergenza Covid-19 lo ha dimostrato con drammatica evidenza.

“Abbiamo preparato due collegati alla Finanziaria – ha spiegato in proposito Schillaci - uno che presenteremo a breve e riguarda il riordino delle professioni sanitarie. In un mondo che è cambiato la sanità del terzo millennio ha necessità di avere professionisti sanitari nuovi e con competenze diverse. E l'altro sul rafforzamento della rete ospedaliera e della rete territoriale, questo serve per rendere più efficiente il sistema". E’ chiaro che per la completa riuscita del progetto serve la collaborazione di tutti, in primis quella delle Regioni le quali sono chiamate a dimostrare che hanno raggiunto quella maturità che reclamano per gestire efficacemente la propria autonomia, pur restando nel coro sinfonico dello Stato intero, diretto da un unico Maestro d’orchestra. Proprio per evitare le stonature denunciate nell’applicazione della legge sulle liste da Schillaci nella sua intervista più recente: "La piattaforma per il monitoraggio delle liste d'attesa è stata realizzata in 6 mesi, un tempo breve, è aggiornata con le prestazioni da gennaio a maggio 2025. Ma le regioni inseriscono i dati ancora a macchia di leopardo”. Perché funzioni la piattaforma a pieno ritmo è però necessario “avere i tempi, sapere chi li rispetta in relazione alla classe di priorità, conoscere l'entità dei ritardi” e capire bene perché ci sia “chi tiene ancora le agende chiuse”. Da questo quadro si deve ripartire “per migliorare il servizio: se ci sono nelle regioni tempi lunghi o se mancano macchinari 'ad hoc' per gli esami o personale, se ci sono negligenze scattano i poteri sostitutivi del ministero per aiutare e supportare le regioni nell'interesse unico dei cittadini".

Ci sembra un discorso che non faccia una piega. Il passo successivo però deve essere quello di capire in quale modo e quale sia il ruolo in cui si possa porre la sanità convenzionata in questa tanto agognata riforma.


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