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Elezioni e sanità: ci risiamo

E’ tempo di elezioni e, sui tanti teatrini regionali dove si esibiscono politici e politicanti, si torna a trascinare la sanità. “Se vuoi fare colpo sull’elettore straparla della sanità”: sembra essere questo il diktat per l’ammaliante oratore di turno. E, naturalmente a parti periodicamente invertite, chi si loda e si sbroda per aver risistemato e strafinanziato la sanità e chi invece, occhi inumiditi da lacrime di coccodrillo perché sa di non aver fatto quando avrebbe potuto, demonizza la sanità privata nel suo complesso. Non sembra esserci via di scampo: o false verità o editti contro il “devastatore privato” della sanità pubblica.

Chi mostra cifre di presunti super finanziamenti si guarda bene dall’equipararli all’inflazione, all’aumento dei costi, al PIL e agli sprechi per interventi certamente meno urgenti che la salvaguardia costituzionale del diritto alla salute uguale per tutti. A chi invece continua ad accusare lo spreco di soldi pubblici per finanziare la “sanità privata”, varrebbe la pena far presente che quei pochi euro che escono dalle casse dello Stato e finiscono ai privati non sono altro che “un contribuito” stabilito dal Nomenclatore tariffario (perché drammaticamente ormai fuori mercato anche se appena rinnovate, ndr) per le prestazioni concordate con le regioni e riservate alle sole strutture convenzionate. E non esce un euro di più. Anzi se non si vuole perdere la convenzione, a volte è necessario andare anche oltre il tetto di prestazioni, seppur rigorosamente stabilito dalle regioni, e rimetterci di tasca propria.

Se poi vogliamo considerare sprechi le sovvenzioni per quelle poche eccellenze che rendono al Paese un contributo insostituibile, riconosciuto dal mondo intero, senza del quale lo stesso sistema sanitario nazionale andrebbe in ulteriore crisi per la particolarità delle prestazioni offerte, sarebbe solo una dimostrazione della malafede che alberga in certi soggetti. E poi si fa grande l’anima patriota quando si apprende che queste eccellenze aprono le porte ai disastrati dalle guerre o da altre calamità naturali!

E poi si dovrebbero informare questi saccenti che secondo dati fermi al 2022 sarebbero in totale 7.000 le strutture sanitarie private in Italia e solo 1200 di queste convenzionate con lo Stato, nel senso che devono erogare un tot di prestazioni gratuite ai cittadini (con il solo pagamento del ticket) secondo un tariffario come già detto abbondantemente fuori mercato.

Le altre 5.800 non ricevono un euro dallo Stato. Naturalmente sono quelle nelle quali se vuoi andare devi avere la possibilità di pagare e sono le uniche private private. Quindi dove sono i soldi che lo Stato toglie al pubblico per arricchire il privato? Le cifre naturalmente variano in continuazione, quindi ci potrebbe essere qualche imprecisione; ma il risultato non cambia: lo Stato non finanzia la sanità privata, a meno che non gli renda un servizio per qualche cosa che il pubblico non riesce a soddisfare. E visto che il 58% degli ospedali in Italia sono privati ce ne vorrà di strada da fare ancora insieme…. Il guaio è che c’è una parte del privato convenzionato che non ce la fa più a sostenere l’inflazione e dallo Stato non riceve il benchè minimo aiuto: sono le strutture socio-sanitarie non profit. Altro che arricchirsi con i soldi dello Stato… sono costrette a chiudere e a cedere il passo proprio alla sanità for profit. Allora sì che ci sarà da piangere.

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