Snellimento del sistema pubblico così da facilitare la vita a famiglie e anziani, superando l’attuale frammentazione delle misure; introduzione di nuovi modelli d’intervento, capaci di rispondere alle specifiche caratteristiche degli anziani e delle famiglie di oggi; incremento dell’offerta di servizi alla persona, domiciliari e residenziali, ora insufficiente.
Che bello se fosse tutto vero! Eppure più che sogni o le solite pinocchiesche promesse, sono disposizioni di una legge – la Legge 33 del 2023 con la quale si sarebbe dovuta attuare una rivoluzionaria riforma dell’assistenza agli anziani – ad oggi mai applicate, ancora “in via di applicazione” e addirittura “rinviate a data da destinarsi”.
Ed è così che oltre 10 milioni di persone in Italia - oltre un quinto dell’intera popolazione - tra gli anziani toccati, i familiari che li assistono e gli operatori professionali coinvolti navigano in pessime acque, senza vedere neppure l’ombra di quei salvagente promessi dal Governo ben due anni fa, anzi promulgati in un’apposita Legge.
Una Legge, la 33/2023, basata sugli insegnamenti e le esperienze vissute sinora nel nostro Paese, e addirittura frutto anche delle principali indicazioni del dibattito tecnico-politico, per una volta all’unisono tra le principali forze politiche e socialie ciascuna capace di dare il proprio contribuito ad una “causa di interesse collettivo”.
E su questa apparente coalizione delle opposte parti politiche si appoggia l’ennesimo appello che proviene dal “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza” nel quale si “esprime profonda preoccupazione per la distanza tra le indicazioni contenute nella riforma dell’assistenza agli anziani, introdotta nel 2023, e quanto è stato realizzato sino ad ora. L’invecchiamento demografico e i ritardi da colmare, d’altra parte, richiedono un’accelerazione.Bisogna rilanciare la riforma: l’unica strada possibile è un impegno comune di tutti i soggetti istituzionali, politici e sociali del Paese”.
A partire dalla sua approvazione, la spinta al cambiamento che contraddistingue la riforma, ha subìto un continuo rallentamento. I Decreti attuativi non hanno fatto altro che prevedere, per ora, il rinvio di molte tra le novità programmate. “Questa lentezza nell’approvazione dei decreti attuativi -si legge in una nota diffusa dal Patto, - il costante trend di invecchiamento della nostra società, unito alla conclamata sofferenza del settore, indicano che non si può perdere tempo”. “Per cambiare direzione i principali soggetti istituzionali, politici e sociali del Paese dovrebbero unire le forze al fine di rilanciare la riforma: è necessario lavorare insieme - Stato, Regioni, Comuni, Patto e altri soggetti sociali – per darle concretezza. La sua realizzazione dovrebbe altresì procedere gradualmente, con un percorso pluriennale di progressiva messa in atto, accompagnato da un crescente incremento dei finanziamenti”, sottolinea il Patto.
“Questo lavoro comune dovrebbe tradurre in pratica le indicazioni della Legge 33/2023 per affrontare innanzitutto tre questioni cruciali. Primo, in Italia non esiste un servizio di assistenza domiciliare efficiente per soddisfare i bisogni di tutti gli anziani non autosufficienti e interventi organici di riconoscimento e sostegno dei loro caregiver familiari. Secondo, c’è un diffuso problema di qualità dell’assistenza fornita agli anziani nelle strutture residenziali. Terzo, i passaggi da compiere per ricevere le misure disponibili sono troppi e troppo complicati”, aggiunge il Patto.
Infine il “ Patto si impegna a richiedere incontri ai rappresentanti delle istituzioni e della politica” per esortarle ad unire le forze per rilanciare la riforma.