Prosegue il lungo cammino per la stesura della Legge di Bilancio 2026. Intanto è stato approvato il Documento programmatico di finanza pubblica 2025, ma già sorgono le prime perplessità. Laddove infatti il Documento parla di rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale, non si capisce bene se, come è successo lo scorso anno, si tratti dell’entrata in vigore di quanto già previsto dalla precedente Legge di Bilancio (erano previsti già per il 2026 4 miliardi) o se si tratta di un ulteriore intervento, così come ha recentemente anticipato il Ministro Schillaci. Ancora abbiamo davanti la figuraccia che fecero fare proprio a Schillaci lo scorso anno, quando gli assicurarono nuovi finanziamenti per la sanità – cosa che a lui sembrò una vittoria tanto che l’annunciò pubblicamente con ampio anticipo, così come forse troppo precipitosamente ha fatto anche questa volta - ma poi finirono in una bolla di sapone.
L’impressione è che si manifesti un quadro che resta tuttavia definito a legislazione vigente e che dunque riflette le misure già adottate con le precedenti manovre. Dalle dichiarazioni di Giorgetti che accompagnano la presentazione del Documento traspare una dinamica che sembra sì confermare la sanità una delle voci più rilevanti della spesa pubblica italiana. Tuttavia resta il fatto che esistono pressioni per cui la spesa sanitaria deve essere considerata accanto a quelle per pensioni, per la difesa, e per le opere ritenute fondamentali per il futuro del Paese (il ponte sullo stretto di Messina supponiamo) imponendo una gestione attenta delle risorse in un quadro di sostenibilità dei conti pubblici.
Nonostante ciò per dovere di cronaca riferiamo ciò che viene fatto sapere tra i corridoi ministeriali dai quali si apprende che oltre ai 4 mld già stanziati nella scorsa Legge di Bilancio il Governo dovrebbe aggiungere altri 2,5 miliardi, per un totale di 6,5 mld, al Fondo sanitario nazionale che dovrebbe quindi nel 2026 arrivare così all’incirca a quota 143 miliardi. In un momento in cui di risorse non ce ne sono parecchie pare che direttamente da Palazzo Chigi sia arrivato l’input di finanziare il Ssn anche per fare in modo che la percentuale di spesa sul Pil non scenda sotto la soglia del 6,4%. Trai primi provvedimenti il finanziamento del Piano straordinario di assunzioni che l’anno scorso il Ministro della Salute non era riuscito a inserire in manovra per mancanza di coperture. Il Piano dovrebbe avere una durata triennale e prevedere tra il 2026 e il 2028 l’assunzione di 2.000 medici e 25 mila infermieri per fermare la carenza di personale che attanaglia il Ssn. Il costo stimato è di 400 mln per il 2026, 840 mln per 2027 e circa 1,5 miliardi a regime dal 2028. Inoltre, secondo i rumors dell’ultim’ora circa 1 miliardo verrà dedicato per spingere ancora di più sulla prevenzione e circa 700 milioni per l’assistenza domiciliare. Attenzione sarà poi dedicata alla farmacia dei servizi che proprio quest’anno termina la sperimentazione.
Il Documento richiama anche il ruolo della Missione Salute del Pnrr, dotata di 15,63 miliardi. Gli obiettivi restano invariati: rafforzare la rete dell’assistenza territoriale e rinnovare le dotazioni tecnologiche del Servizio sanitario nazionale. Tra i risultati già conseguiti, spicca il superamento del target delle Centrali operative territoriali (Cot): a fronte delle 480 previste entro il 2026, a fine 2024 ne erano già attivate oltre 600. Dei flop registrati nel programma “Case di Comunità”, non se ne fa cenno.
Si conferma l’impegno per la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale e la valorizzazione del ruolo delle farmacie di prossimità, chiamate a erogare televisite e telemonitoraggi, alleggerendo il carico sugli ospedali. In questo quadro anche l’accenno alla “Casa come primo luogo di cura”, che punta a rafforzare assistenza domiciliare e telemedicina, con l’obiettivo di raggiungere oltre 1,5 milioni di pazienti a domicilio entro il 2026.
Sul piano del finanziamento regionale, infine, il Documento apre alla possibilità di modificare i criteri di riparto delle risorse per i fabbisogni standard, in coerenza con il Nuovo Sistema di Garanzia e con i nuovi sistemi di monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza.