Liste d’attesa: “un fenomeno vergognoso”, “simbolo di un sistema sanitario che non regge”. Decisamente duro il giudizio della Corte dei Conti sulla sanità in Italia, il cui emblema è oggi indiscutibilmente rappresentato, neppure a dirlo, dalle famigerate Liste d’attesa. Una questione, questa, che, per quanto e da quanto tempo se ne parla, rischia di portarci allo sfinimento totale.
Pio Silvestri, Procuratore generale presso la Corte dei Conti - chiamato ad intervenire sullo stato di salute del nostro sistema sanitario nel corso del “Giudizio di Parificazione del Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2024-, ha denunciato senza giri di parole, l’insostenibilità del modello attuale. E continuerà ad esserlo se non si rimettono al centro il diritto alla salute e il ruolo del personale sanitario.
Ma mettere al centro queste tessere del prezioso mosaico della comunità italiana, significa assicurarle il giusto finanziamento come atto prioritario: nulla è più importante per uno Stato democratico, fondato sul potere costituzionale del popolo intero, garantire la salute e il sostentamento di tutti i cittadini, unici insostituibili beni primari che gli appartengono di diritto.
E Silvestri ha ribadito questo concetto ineludibile: “La tutela del fondamentale diritto alla salute rimane, a mio modo di vedere, centrale per definire il parametro di civiltà di un paese”. E ha richiamato la giurisprudenza costituzionale per ricordare che, una volta stabilite le garanzie minime, “non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali”, perché “è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”.
Dunque le favole che ci vengono raccontate a proposito di faraonici investimenti per la sanità, mischiando vecchi e nuovi finanziamenti, sono smascherate dalla Corte dei Conti: è piùdi un decennio che la sanità è considerata la cenerentola del Paese. E non si tratta di governi gialli, rossi, verdi, viola. Si tratta, e lo ripetiamo per l’ennesima volta, della mancanza di una sana cultura sanitaria nel Paese, che aiuti a capire che investire in sanità non significa sprecare denari ma investire capitali. Il futuro non è l’oggi; è il domani. In sintesi, il vero investimento nel futuro consiste nel prendersi cura del presente con responsabilità, perché il domani dipende dalle scelte che facciamo oggi. Solo così possiamo assicurare che le generazioni future abbiano le stesse opportunità di vivere bene e di prosperare, senza dover pagare il prezzo di decisioni avventate o di sprechi inutili. Memento.