Togliere dall’isolamento i bambini autistici. E’ la sfida lanciata da “Autismo in ReTe”, il progetto che a Roma ha gia' aiutato nove piccoli pazienti affetti da autismo ad aprirsi al mondo esterno. Ed i primi risultati sono a dir poco eccellenti. A realizzarlo, un piano ad hoc realizzato dalla ReTe per il Sociale ETS, grazie alla collaborazione con la Casa di Cura San Giuseppe - Don Guanella e sostenuto dalla Fondazione Roma. Lanciato nel settembre dello scorso anno, il progetto – si legge in un comunicato – punta a far uscire dall'isolamento i bambini con diagnosi di autismo, offrendo loro un percorso di socializzazione che coinvolgesse anche i loro genitori, gli operatori scolastici e le figure professionali che gravitano attorno ai pazienti. Nel mirino, la sfida all'evidente e ormai insopportabile vuoto di conoscenza e di formazione attorno a questo disturbo del neurosviluppo che si manifesta nei primi 3 anni di vita, ma che spesso viene diagnosticato troppo tardi per intervenire in maniera adeguata.
"Quando abbiamo ricevuto la diagnosi di autismo per nostro figlio, io e mio marito eravamo sopraffatti. Non sapevamo da dove iniziare, come aiutare a sviluppare le sue abilita' e, soprattutto, come assicurarci che fosse felice e ben integrato nella societa'”, racconta una delle mamme coinvolte nel progetto. Che specifica: “E' stato in quel momento di incertezza che abbiamo scoperto il Progetto Autismo dell'Opera Don Guanella. Inizialmente inseriti a titolo oneroso, successivamente, come una benedizione, siamo passati al progetto di Fondazione Roma, che e' praticamente gratuito, e posso dire con certezza che questo ha cambiato la nostra qualita' di vita".
Il progetto 'Autismo in Rete' integra tutte le figure che gravitano attorno al bambino con autismo ed è basato su evidenze scientifiche, proponendo, in primo luogo, - spiegano i responsabili - la terapia individuale ad alta frequenza con tre sessioni terapeutiche settimanali realizzate nelle due stanze dell'ambulatorio dell'Opera Don Guanella, situate in via Aurelia Antica, appositamente progettate per creare un ambiente comunicativo e stimolante per i giovani pazienti. "Uno degli aspetti piu’ preziosi del progetto – confessa un papà - è stato il coinvolgimento di noi genitori. Non ci siamo mai sentiti lasciati soli. Abbiamo partecipato a incontri sia con i terapisti, che con gli psicologi che ci hanno fornito gli strumenti necessari per comprendere meglio l'autismo e per affrontare le sfide quotidiane. Questo progetto non solo ci ha offerto conoscenze pratiche, ma ci ha anche permesso di connetterci con altre famiglie che stavano vivendo esperienze simili".
Il progetto pilota ha finora coinvolto a Roma 45 utenti, 9 nuclei familiari, 36 operatori scolastici e 20 professionisti del settore. Insegnanti, caregiver, medici, psicologi, logopedisti, neuropsicomotricisti, educatori professionali, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione psichiatrica e terapisti occupazionali si alternano per fornire assistenza ai giovani pazienti presso la sede romana della congregazione Don Guanella. L'iniziativa ha l'obiettivo di sostenere interventi di grande impatto sociale in vari settori, tra cui la sanita', l'assistenza alle categorie sociali deboli, l'istruzione e l'arte. E’ gia' il capofila in diverse regioni d'Italia e in Sud America. Si inserisce in un percorso varato da Rete per il Sociale ETS fondata da Deny Menghini, psicologa e psicoterapeuta coordinatrice del reparto di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu', da Daniela Guitarrini, psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale e da Stefano Vicari, direttore dell'Unita' di Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu' di Roma e docente dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore. "La Fondazione Roma - sottolinea il presidente Franco Parasassi - e' impegnata costantemente nel supportare iniziative che migliorino la qualità della vita delle persone. Progetti come 'Autismo in ReTe' rappresentano un passo significativo verso l'integrazione dei bambini ed un conforto concreto anche alle loro famiglie. Ed è per noi un motivo di orgoglio non solo mettere a disposizione le risorse per contribuire a creare un ambiente in cui l'empatia, la formazione e l'assistenza qualificata permettano a questi giovani di sviluppare le loro potenzialità, ma anche offrire un modello di intervento che può essere imitato anche in altri contesti territoriali e da altre istituzioni altrettanto attente e sensibili”.