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Contestazioni all’ipotesi di una legge che estenda le prestazioni sanitarie affidate alle farmacie

L’idea di ampliare “a dismisura le prestazioni sanitarie affidate alle farmacie sembra una buona idea e come tale viene prospettata agli utenti sulla base di un migliore e più rapido accesso ad una variegata gamma di prestazioni in ambito sanitario. Tuttavia, a ben guardare, così non è se non in senso lato e del tutto teorico e soprattutto a discapito della qualità e dell’accuratezza delle prestazioni stesse. Men che meno il provvedimento allevierà le lunghe liste d’attesa a cui i malati sono costretti nel Belpaese nonostante la continua profusione di denaro per finanziare progetti in grado di accorciarle. Un miliardo di euro stanziati per l’anno in corso, che si esaurirà in mille rivoli finendo nelle tasche di coloro i quali quei progetti avrebbero dovuto attuarli superando la disorganizzazione degli ambulatori a gestione statale”. E’ dura la condanna di una legge che aumenti ancor di più le possibilità di fare analisi in farmacia, lanciata dalla Presidenza della Federazione Nazionale degli Ordini dei biologi. “Quei progetti, infatti, - scrive Vincenzo D’Anna, Presidente della Federazione - saranno verificati e controllati dagli stessi che li gestiscono senza controlli da parte di enti terzi, onde per cui se la canteranno e se la suoneranno da soli, come spesso capita alla cosiddetta sanità pubblica. Un mondo, quest’ultimo, che, secondo i nostri governanti (di ogni colore politico), se gestito in regime di monopolio dallo Stato avrebbe una superiorità etica dei fini, una morale che nasce dal fatto che non vi sia chi realizzi un profitto, scambiando in questo modo il profitto con i profittatori. È un vecchia e sempre valida mistificazione della verità, un pregiudizio ideologico, che in quanto tale accredita come vera la tesi che la pubblicità del servizio sanitario debba corrispondere alla gestione statale in quanto immune dal guadagno. Una cosa falsa oltre che ridicola. Falsa perché la sanità che accumula debiti li distribuisce ai contribuenti sotto forma di debito pubblico e di tasse. Ridicola perché, in altri ambiti di servizio pubblico, lo stesso Governo invoca la concorrenza e la competizione con i privati come strumento di efficienza e di risparmio”.

 


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