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DL Liste d’attesa - Le Regioni: no al controllo del Governo sulle ASL

All’esame della Commissione Affari sociali alcuni emendamenti

Si conclude alle 18 di oggi, mercoledì 3 luglio, il termine per la presentazione di proposte di emendamenti al DL Liste d’attesa. Domani, giovedì 4, la Commissione Affari Sociali dovrebbe iniziare l’esame delle proposte. Quelle eventualmente accettate saranno inserite nel DL entro il termine dei 60 giorni previsti per la trasformazione in legge. Tra le ultime audizioni segnaliamo quelle di Giulio Pompilio, Rappresentante degli IRCCS privati presso il Comitato Tecnico Sanitario del MinSal, che ha proposto l’istituzione di un fondo per l’erogazione di prestazioni di I e II livello da parte di IRCCS pubblici e privati; e quella di Walter Ricciardi, Presidente della Mission Board for Cancer della European Commission, cha proposto di coinvolgere maggiormente il privato con convenzioni o voucher.

Significative le valutazioni che del DL hanno fatto le Regioni, attraverso i loro rappresentanti in audizione. Lamentela comune sull’articolo 2, in particolare laddove è previstyo il controllo del Ministro della Saluite, quindi del Governo, sulle ASL. Viene invocata la legittimità costituzionale perché il controllo, sostengono, spetta alle Regioni altrimenti “si interrompe quella funzione di programmazione e di controllo che le regioni hanno nei confronti dei loro direttori generale delle loro Asl”. “Tutte le Regioni – ha detto il coordinatore della Commissione Salute delle Regioni, Raffaele Donini - sono contrarie all'articolo due: quando lo Stato controlla le Regioni fa il suo mestiere quando lo stato controlla le Asl fa il mestiere delle regioni e quindi noi vorremmo togliere questo ingombro enorme per il quale siamo anche disposti a far pronunciare la Corte costituzionale”. E poi hanno manifestato preoccupazione per il fatto che è evidente per tutti che non ci sono risorse, “L'incapienza del fondo sanitario – ha sottolineato Donini - ci rende più difficile quest'anno tenere insieme tutte le istanze che le regioni avanzano, secondo noi tutte giuste ovviamente, ma il fatto che si faccia riferimento a questo fondo largamente incapiente per soddisfare le richieste implementative dei costi che sottendono alle indicazioni del decreto a noi come dire ci preoccupa non poco”.

“Per aggredire il tema delle liste d'attesa non ci sono – ha specificato - molte soluzioni: occorre agire sull'offerta e regolare la domanda. Se vogliamo che le Regioni aumentino l’offerta sia per l'attività aggiuntiva sia per un piano occupazionale bisogna che lo stato ci metta dei soldi, senza risorse le regioni fanno molta fatica ad aumentare l'offerta. Sul lato della domanda c'è ampia convergenza col ministro Schillaci che è sensibile al tema dell’appropriatezza che è sensibile alla riorganizzazione della medicina del territorio e al più equo utilizzo dei medici in formazione specialistica e alla definizione di maggiori livelli di autonomia in capo agli stessi però questi temi non sono presenti nel decreto. Questo provvedimento bisogna dire agli italiani che così com’è scritto non è efficace e pone alle Regioni ulteriori problemi di sostenibilità finanziaria”.

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