Un convegno alla Università Cattolica
Il Paese più’ “vecchio” d’Europa? l’Italia. Numeri alla mano, in tutto il continente europeo è il nostro paese ad accusare la percentuale più elevata di anziani sul totale della popolazione, con il 21,4% di residenti ultrasessantacinquenni e il 6,4% ultraottantenni. Un quadro demografico non proprio esaltante, che necessita di una costante – nonché mirata - attenzione preventiva, curativa e assistenziale. Problematiche socio-sanitarie di non poco conto che vanno affrontate disponendo di medici preparati in geriatria e gerontologia sempre più all’avanguardia. Personale sanitario capace di prendersi cura di una popolazione che invecchia a causa di una progressiva denatalità. E, nello stesso tempo, di seguire pazienti anziani spesso affetti da multipatologie, aggravate da forme di declino fisico e cognitivo.
Di tutto questo se ne discute venerdì 11 aprile all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma nel corso del congresso dal titolo “La geriatria al centro: sfide, integrazione e innovazione nel futuro del sistema sanitario”, nella Sala Italia del Centro Congressi Europa. Il convegno – informa una nota stampa - unisce per la prima volta il lavoro di tre importanti società scientifiche: la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), la Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) e l’Associazione Geriatri Extraospedalieri (AGE). “In Italia – spiegano gli organizzatori presentando l’evento - gli anziani vivono molti anni della loro vita con disabilità più che in altri paesi europei, ma la pratica medica, soprattutto nel settore delle cure primarie, non si è adeguata ad affrontare i problemi legati all’invecchiamento della popolazione. Inoltre, le procedure tradizionali non sono sufficienti ad affrontare i problemi degli anziani e i molteplici bisogni che emergono man mano che le performance fisiche e mentali diminuiscono e che la speranza di vita si riduce. Per cui si sta di fatto ospedalizzando il paziente in fin di vita”.