Il Consiglio Regionale ribadisce la competenza dello Stato nel legiferare
La proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul 'fine dichiarata 'ammissibile' dalla Commissione di garanzia per i procedimenti referendari del Friuli Venezia Giulia, non ottiene il consenso della commissione Salute del Consiglio regionale, che ha bocciato a maggioranza il provvedimento.
La norma proponeva di regolare procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale per l'accesso al suicidio medicalmente assistito alle persone che hanno i requisiti per reclamare tale strumento, mettendo in primo piano il diritto all'autodeterminazione delle persone.
"Osservo con preoccupazione un dibattito che si sviluppa dando per scontato che questa Aula possa arrogarsi il diritto di legiferare su una materia come il fine vita- commenta l'assessore alla Sanità, Riccardo Riccardi-: ciò comporterebbe che, su un tema di tale complessità, potrebbero esserci una ventina approcci diversi, tante sono le regioni italiane".
Proprio il punto della non competenza regionale su una questione etica ha trovato compatti e opposti nelle proprie posizioni gli schieramenti partitici che compongono il Consiglio Regionale. La maggioranza di centrodestra sottolinea che è lo Stato a dover legiferare in una materia così delicata, ribadendo tra l’altro ciò che nel 2019 la Corte costituzionale aveva detto a proposito di sue precise disposizioni in materia, affermando che "non si ammette una diversa regolamentazione da parte delle Regioni".
Nel centrosinistra tra le contro-argomentazioni a difesa della proposta di legge regionale, la più gettonata sarebbe la richiesta ai politici di intervenire, pervenuta da parte di cittadini favorevoli all’ iniziativa popolare. Anche perché, sostengono, il possibile ricorso alle le cure palliative, anche se “possono tanto, ma non tutto”, non è garantito in modo uniforme sul territorio; dunque è una situazione a cui bisognerebbe porre rimedio".