“La salute non è una merce da logica di mercato”
“La salute delle persone non è una merce alla quale dare un prezzo secondo una logica di mercato…”. E’ la severa critica che padre Virginio Bebber, presidente dell’Aris, ha fatto al Decreto Concorrenza, varato recentemente dal Governo, intervenendo al convegno organizzato da Innogea il 21 Giugno a Palermo. All’incontro, dal titolo “Qualità e sicurezza nelle cure. Come migliorare le prestazioni delle strutture alla luce del Decreto Concorrenza”, sono intervenuti medici, rappresentati delle istituzioni socio-sanitarie e del volontariato.
Netta la bocciatura del Decreto da parte di padre Bebber, che ha partecipato ai lavori alla guida di una delegazione dell’Aris composta dal Direttore Generale Mauro Mattiacci e da Domenico Arena, presidente dell’Aris Sicilia. “Sanità e concorrenza – il ragionamento del presidente dell’Aris -sono due concetti, o se volete due parole, assolutamente inconciliabili. E io credo anzi che il solo accostare il concetto di concorrenza al sistema salute del Paese significhi avviarsi verso un sentiero di non ritorno. La salute della persona non è una merce alla quale dare un prezzo secondo una logica di mercato, inquadrando la questione nel rapporto domanda-offerta o, peggio ancora nella logica della qualità-prezzo. Di una merce si può fare meno. Della salute no. Per questo la nostra Costituzione tutela il diritto universale alla salute. E non a caso esiste una direttiva europea che esclude i servizi sanitari da ogni tipo di concorrenza”. Si tratta della direttiva Bolkstein che "esclude i servizi sanitari dalle materie soggette a concorrenza preoccupandosi delle conseguenze distorsive sul regolare funzionamento del mercato sanitario, perché la salute è un bene pubblico e in sanità le regole del mercato falliscono". Ed ha ragione l’ingegner Lampasona – riconosce Bebber - quando accenna alla tempesta perfetta che sta attraversando il nostro Sistema sanitario, figlia di un Paese che invecchia inesorabilmente, grazie al suo indice di nascite sotto zero ormai persistente. E fa bene anche il governo quando dice che la sanità è un problema prioritario da affrontare ma ‘con margini di risorse limitate’”.
“Ma dopo tante belle parole – l’affondo di Bebber - ci aspettiamo proposte serie ed invece escono con Decreto Concorrenza nel quale la salute è trattata come una merce qualsiasi da vendere, un decreto legge sulle liste d’attesa che si commenta da solo… Cosa abbiamo davanti? Ricette coraggiose e risolutive ancora fanno fatica ad intravedersi. Si punterà a limitare la fuga di medici e infermieri dal sistema pubblico con qualche risorsa per abbattere le liste d’attesa, si chiuderanno le porte ai medici a gettone (anche se ad oggi ancora in molte regioni se ne fa largo uso) e dulcis in fundo si punterà sull’appropriatezza”.
“Tutte le nostre strutture operano in virtù di un ideale che ci anima: il carisma ereditato dai nostri fondatori”, ha ricordato ancora Bebber, pur ammettendo che “se c'è qualcosa di molto serio che ci angoscia in questo periodo è proprio il mantenimento di un sano equilibrio tra carisma e sostenibilità, perché bene o male dobbiamo confrontarci con ciò che ci circonda…”. “Ma non è solo una questione di economia di gestione o di logiche di mercato che non ci appartengono. Da ormai troppi anni a questa parte la nostra presenza nel settore sanitario del Paese è messa in forse da politiche che si sono rivelate nel tempo disastrose, al punto da portare la sanità in Italia sull'orlo del baratro”.