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In Italia nei prossimi 3 anni le persone ultranovantenni saranno oltre un milione

Rapporto-Italia Longeva 2024: cresce l’assistenza domiciliare per anziani fragili

Gli italiani vivono sempre più a lungo. Un dato tra i più significati: nei prossimi tre anni nel nostro Paese gli ultranovantenni saranno oltre un milione. Una tendenza al rialzo che farà crescere anche il bisogno di assistenza domiciliare per gli anziani fragili, nonostante l’aumento degli over 65 curati a casa, passati dai 252mila (1,95% del totale) del 2014 ai quasi 550mila (3,89%) del 2023.

Secondo i dati forniti dalle Regioni al Ministero della Salute sarebbero, infatti, oltre 80mila in più gli anziani che nell'ultimo anno sono stati assistiti a domicilio rispetto al 2022, lo stesso anno in cui il 2,88 % di ultra 65enni (404.235 persone) che – secondo le ultime statistiche regionali - ha ricevuto cure residenziali (Rsa).

È quanto emerge dal Rapporto 2024 di “Italia LONGEVA” che, a partire dai dati del Sistema informativo del Ministero della Salute, fotografa l'andamento della long-term care nel nostro Paese, ovvero dell'assistenza territoriale offerta ai cittadini fragili in risposta ai diversi livelli di intensità dei loro bisogni. Il report è stato presentato al dicastero delle politiche sanitarie nel corso della nona edizione degli 'Stati Generali dell'assistenza a lungo termine- Long-Term Care Nine', l'appuntamento annuale di Italia LONGEVA che riunisce gli attori che, ai vari livelli, si occupano di programmare e gestire l'assistenza agli anziani.

Stando all’indagine, appare evidente che “un'accelerazione dell'offerta dei servizi di Adi e Rsa è quanto mai prioritaria per evitare che la mancata gestione dell'invecchiamento diventi la vera malattia del Paese, sempre più chiamato a fare i conti con le conseguenze della pressione demografica…”. Nei prossimi 20 anni, riporta tra l’altro lo studio di Italia LONGEVA, saranno all'incirca 6 milioni gli over-65 soli e a rischio di isolamento. Oggi il 64% delle persone con demenza, tra le prime cause di perdita di autonomia negli anziani, non viene preso in carico in una struttura sociosanitaria, con un onere fortissimo per milioni di famiglie.

Va poi considerato – avverte il Rapporto - che laddove c'è meno assistenza domiciliare aumentano gli accessi al Pronto soccorso e i ricoveri inappropriati e, dunque, la spesa a carico del servizio sanitario.

 "Leggiamo con cauto ottimismo i numeri sull'Adi forniti dalle regioni. Ma, l'invecchiamento della popolazione e l'aumento delle malattie ad esso correlate, ovvero diabete, patologie cardiovascolari e demenze ci impongono di premere l'acceleratore per potenziare e rendere più omogenea l'assistenza sul territorio", commenta il presidente di Italia Longeva, Roberto Bernabei che aggiunge: "Continuiamo a concentrarci sull'Adi perché siamo convinti che sia l'unica risposta possibile di un servizio sanitario in grado di affrontare e non di subire l'assistenza agli anziani. Pensiamo agli accessi in Pronto soccorso e ai ricoveri inappropriati, ma anche alla necessità di garantire la messa in sicurezza dei pazienti fragili che vengono dimessi dall'ospedale, soprattutto di coloro che sono privi di un supporto familiare".

A tal proposito, l’inchiesta riporta che sono state 600mila le giornate di degenza “inappropriate” all'anno per gli over-70 (fonte Agenas su dati Sdo 2019), affetti in prevalenza da diabete e ipertensione. Malattie, quindi, che contribuiscono al sovraffollamento degli ospedali e all'aumento delle liste d'attesa da parte degli anziani fragili, nonché al fenomeno delle dimissioni tardive per mancata disponibilità di presa in carico sul territorio. "Potenziare i servizi di long-term care, in particolare le cure domiciliari - evidenzia Bernabei- significa quindi costruire un ponte tra ospedale e casa, e dare finalmente un'assistenza congrua ai nostri anziani".

L'urgenza di rafforzare l'offerta di long-term care va letta anche alla luce del peso crescente delle malattie neurodegenerative in un Paese con 14,3 milioni di anziani, di cui oltre 4,5 milioni di 80enni, e previsioni che stimano una quota del 34% di over-65 nei prossimi 20 anni, con gli over-80 che supereranno i 6 milioni. E gli ultranovantenni che entro i prossimi tre anni saranno oltre un milione.

Quanto alle malattie di cui sono affetti gli anziani fragili, secondo l'Indagine la più diffusa è la demenza, patologia che in Italia grava su 1,5 milioni di persone, di cui oltre 600.000 sono affette da Alzheimer, cui si aggiungono altri 900mila italiani con diagnosi di pre-demenza.

Questi numeri, uniti all'impatto economico della gestione e del trattamento dei pazienti con demenza - ovvero 23,6 miliardi di euro, di cui oltre il 60% a totale carico delle famiglie - danno la misura dell'imponente domanda di cure e supporto specifici che si rendono necessari e sempre di più lo saranno nel prossimo futuro.

"Anche quest'anno – l’analisi del geriatra ed epidemiologo, consulente scientifico di Italia Longeva, Davide Vetrano – il Rapporto ha offerto una fotografia sullo stato dell'arte della long-term care lungo lo Stivale, aggiungendo un focus specifico sulle malattie neurodegenerative che accompagnano l'invecchiamento della popolazione. L'Italia sta facendo dei passi in avanti nell'organizzazione e nell'offerta dei servizi di Adi e Rsa, che rappresentano le due componenti cruciali di una risposta sanitaria coerente alle esigenze degli anziani più fragili".

"Il panorama geografico delle cure domiciliari – aggiunge ancora Vetrano - resta estremamente variegato: Molise, Abruzzo, Basilicata, Toscana e Umbria sono quelle che fanno meglio, con tassi di copertura di Adi superiori al 4,5%. Per quanto riguarda le cure residenziali, sono poco più di 400mila gli over-65 che ne hanno beneficiato nell'ultimo anno, ancora una volta con una distribuzione a macchia di leopardo: tassi di residenzialità più elevati si registrano nelle regioni del nord, provincia autonoma di Trento (9,9%), Veneto (5,9%), Piemonte (5,4%), Lombardia (4,6%) e provincia autonoma di Bolzano (4,3%), e sono per lo più correlati alle peculiari caratteristiche del tessuto sociale".

"Per affrontare efficacemente la fragilità degli anziani – l’analisi di Roberto Bernabei - sono necessari setting assistenziali, conoscenze e competenze specifiche, e la capacità del sistema di assicurare la continuità della presa in carico tra i diversi livelli e luoghi di cura. Innanzitutto, prendendo in carico gli anziani nel proprio ambiente domestico il più a lungo possibile, fornendo cure mediche, infermieristiche e riabilitative e supporto adeguati per mantenere una buona qualità della vita". "Ma il principio guida di questa rete di assistenza - conclude il presidente di Italia Longeva - è quello di trovare la migliore soluzione assistenziale per il paziente sul territorio, a seconda della complessità dei suoi bisogni: servizi di Adi, accesso in Rsa, strutture di lungodegenza o hospice, in cui ciascun attore, professionista, caregiver, gioca la sua parte per dare risposte coerenti alle esigenze degli anziani".



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