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Istituto Auxologico Italiano – Individuati due biomarcatori comuni a Sla e Alzheimer

Scoperti due biomarcatori nel sangue comuni a malattie fortemente invalidanti, l’Alzheimer e la Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica). L’importante studio si deve alla collaborazione intercorsa tra i ricercatori dell’Istituto Auxologico Italiano e del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano, e allo scambio informativo con diversi Centri di ricerca in attività in Germania. “Lo studio”, spiega la professoressa Antonia Ratti, genetista, tra i responsabili del progetto, “rappresenta l’espressione di un’ampia collaborazione che perdura da anni con diverse istituzioni tedesche e sottolinea la necessità e la importanza di collezionare biomarcatori nella patologia neurodegenerativa in Istituto con sviluppo delle più avanzate tecnologie per la possibilità di acquisire inattese nuove informazioni. Lo sforzo ad acquisire una moderna tecnologia è così premiato”.  I risultati della scoperta – si legge in una nota – sono stati pubblicati sull’ultimo numero della rivista scientifica Nature Communicationis. Dalla ricerca – spiegano i responsabili del progetto – è stato messo a fuoco “un lavoro che ha scoperto come due biomarcatori nel sangue considerati specifici per la malattia di Alzheimer risultino significativamente incrementati anche nella Sclerosi Laterale Amiotrofica.

“La scoperta ancor più rilevante del lavoro”, continua il professor Vincenzo Silano, neurologo, “risiede nella identificazione dell’origine dei due biomarcatori rilevati nel sangue potenzialmente dal muscolo scheletrico dei pazienti affetti da SLA. Lo studio del muscolo diviene critico in futuro per la SLA, ma anche per la Malattia di Alzheimer”. “Le p-tau diventano inaspettatamente”, riferisce il professor Nicola Ticozzi, neurologo, “biomarcatori non solo della Malattia di Alzheimer ma anche della SLA: una scoperta densa di apparenti contraddizioni, ma anche di nuove prospettive con impatto sulla diagnosi di patologie con cui regolarmente ci cimentiamo in Istituto”. “La lunga collaborazione iniziata molti anni or sono con istituzioni tedesche”, conclude il dottor Federico Verde, neurologo, “trova in questo lavoro collaborativo espressione elevatissima: lo sforzo negli anni e lo sviluppo di tecnologie atte a rilevare biomarcatori di neurodegenerazione in Laboratorio ha posto le basi per questa scoperta che rende la neurodegenerazione processo condiviso tra diverse malattie con meccanismi comuni che vedono però prevalere apparentemente una singola espressione clinica”.

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