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Liste d’attesa: “Inutilizzato un quarto dei fondi stanziati per le Regioni”

Il nuovo severo richiamo del Ministro Schillaci al Senato

“Alla prossima Legge di Bilancio del 2026 saranno stanziate risorse specifiche per la riduzione delle Liste d’Attesa”. Ad annunciarlo, il ministro della Salute Orazio Schillaci dall’aula del Senato rispondendo al Question Time nel pomeriggio di Giovedì 3 Aprile, tornando a rilanciare le polemiche con le amministrazioni regionali accusate non essere state in grado di utilizzare al massimo i fondi messi a disposizione dal Governo proprio per calmierare il problema delle stesse Liste d’Attesa. Ma senza indicare cifre in proposito.

Tuttavia, secondo i dati comunicati dalle Regioni al ministero della Salute al 31 Dicembre 2024 e che l'ANSA ha potuto visionare, un quarto dei fondi totali assegnati per il recupero delle liste, pari al 24%, non è stato utilizzato. Su un finanziamento totale di 1.371.956.271 euro per gli anni 2022-23-24 da parte del dicastero retto da Schillaci, infatti, le Regioni non hanno utilizzato - o hanno accantonato - una cifra pari a 323.342.886 euro. Da qui,

Nel corso del Question Time il ministro ha nuovamente polemizzato col presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, dopo che sulle stesse problematiche gli si era rivolto con ripetute lettere di richiamo. "Non è accettabile – l’appunto del titolare del dicastero della Salute - che a distanza di mesi dall'approvazione della legge, ci siano ancora resistenze o ritardi nell'applicazione. Così come non è accettabile rivendicare insufficienza di stanziamenti quando la Corte dei Conti nella sua ultima relazione mette nero su bianco la spesa esigua delle Regioni rispetto ai fondi ricevuti dal 2020 per le liste d'attesa". Ed ancora: "I dati comunicati al Ministero dalle Regioni indicano che non sono state impiegate tutte le risorse assegnate dal 2022 al 2024 e che in alcuni casi i fondi sono stati destinati a tappare buchi di bilancio". La collaborazione, ribadisce Schillaci, è centrale ed il ministero, insieme all'Agenas, stanno conducendo incontri serrati con le Regioni per affiancarle e risolvere le criticità, ma "sia chiaro - avverte - non si tratta di carenza di strumenti o risorse, ma di volontà politica e organizzativa". E poi: "Il diritto alla Salute non è negoziabile. O si applica la legge o si deve rispondere delle proprie inadempienze".  Il ministro riconosce e rivendica che da qualche giorno sta usando “toni particolarmente duri”. "Mi hanno fatto notare i toni molto diversi che sto utilizzando da qualche giorno a questa parte - dice -. Rivendico tutte le parole dette e scritte: ora le norme ci sono, i compiti sono chiari, ora abbiamo i dati per comprendere chi va sostenuto e chi deve urgentemente mettere fine alle sue inefficienze". La legge approvata, ribadisce, non rappresenta "palliativi o interventi spot, ma una riforma organica". E le misure previste - dalla piattaforma nazionale per le liste d'attesa al sistema per garantire al cittadino tempi certi mediante il ricorso a intramoenia o privato quando necessario, all'estensione delle visite nel fine settimana e l'adozione del Cup unico già effettivo in Lazio, Liguria e Basilicata - "stanno già producendo risultati tangibili nelle Regioni che le hanno implementate. Dove si applica la legge, cioè, ci sono i risultati".

Il titolare della Salute rispedisce dunque al mittente le 'qualunquistiche accuse di fallimento': "Verrebbe da rispondere al qualunquismo dell'accusa generica di 'fallimento' con un altrettanto generico 'fallimento del modello regionale di gestione della sanità', ma questo Governo è concentrato sin dall'inizio solo sulle soluzioni, non su accuse qualunquistiche”.

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