Dal Rapporto Enpam-Eurispes critico identikit del personale sanitario
C’è un altro male che affligge il personale sanitario del Ssn. E’ lo stress cronico unito ad un esaurimento nervoso altrettanto cronico. Un disturbo che, stando alla definizione coniata dall’Oms, viene indicato col termine scientifico di burnout. A rivelarlo è l’ultimo Rapporto su Salute e Ssn dell’Osservatorio Salute, Legalità, Previdenza realizzato dalla Fondazione Enpam ed Eurispes. Secondo il sondaggio, un sanitario su 2 è affetto da sintomi da burnout. Disturbi per i quali “non c’è da stupirsi”, il commento degli autori dello studio, perché direttamente collegabili a problematiche gravi come l’acclarata “diminuzione di presenze in corsia di medici ed infermieri, non di rado assunti con contratti a tempo determinato, pagati con retribuzioni del 22% più basse rispetto alla media Ocse, e costretti a lavorare in un contesto aggressivo che sempre più spesso sfocia nella violenza”.
Mali, comunque, non esplosi all’improvviso. A partire dal 2008, ricostruisce infatti il Rapporto, in Italia la crescita del personale sanitario, che si protraeva da più di 30 anni, si è arrestata. Per esempio, nel 2014 sono stati assunti 80 dipendenti ogni 100 andati in pensione, nel 2015 si è scesi a 70 ogni 100, nel 2017 98 ogni 100. Di pari passo è aumentato il lavoro flessibile: nel 2018, nel comparto sanità si è concentrato il 45% dell'utilizzo di unità annue a tempo determinato di tutta la Pubblica amministrazione (35.481 su 79.620). Un ulteriore incremento, c'è stato negli ultimi anni, specie durante la pandemia. "Il blocco del turnover, e dunque la carenza cronica di personale all'interno delle strutture sanitarie - spiegano gli estensori del rapporto - da decenni costringe gli operatori a sforzi prolungati, continui e ad alto coinvolgimento fisico e psicologico".
Così, il 52% dei medici e il 45% degli infermieri soffre di burnout.
"È un tema che necessita di risposte e che è legato anche ai molti aspetti burocratici che affliggono la professione medica e quella infermieristica. La digitalizzazione, se non opportunamente gestita, rischia di aggravare ulteriormente la situazione se la reportistica dovesse diventare predominante rispetto all'attività esistenziale", ha affermato Maurizio Zega, presidente dell'ordine delle professioni infermieristiche di Roma. Il fenomeno del burnout riguarda soprattutto le donne che hanno un rischio doppio rispetto ai colleghi maschi. Il personale femminile è anche vittima di circa i due terzi delle 18 mila aggressioni a danno dei sanitari e continua a scontare un forte svantaggio legato al genere: più di due terzi dei lavoratori del settore sanitario oggi sono donne, ma le posizioni dirigenziali e apicali sono ancora appannaggio degli uomini. Nel caso dei medici, per esempio, le donne rappresentano il 51,3% della professione, ma solo il 19,2% dei primari è di sesso femminile. "Ancora una volta parliamo di sofferenza del personale sanitario", ha commentato Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed. "Resta il problema che tutta questa sofferenza non viene percepita se non da chi lavora. La legge bilancio, da questo punto di vista, non dà segnali positivi", ha aggiunto Di Silverio. "Noi, dal canto nostro – conclude Di Silverio - continueremo a protestare e se sarà necessario investiremo l'Europa del problema, dal momento che oggi in Italia si sta negando l'articolo 32 della Costituzione". "Occuparsi di Salute richiede un approccio olistico, intersettoriale, dinamico, nazionale e internazionale, ma richiede anche la capacità di calarsi, di volta in volta, in precise aree disciplinari o problematiche specifiche, al fine di osservarle, analizzarle e formulare osservazioni e proposte. Il Rapporto che presentiamo si sviluppa proprio lungo queste direttrici", ha concluso il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara.