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Tanti i cardinali poco conosciuti per il Conclave del dopo Francesco

Norme, regole e riti per i lavori nella Cappella Sistina

 I cardinali con diritto di voto che dal 7 maggio parteciperanno al Conclave del dopo-Francesco sono 135. Ma ad entrare nella Cappella Sistina, presumibilmente, saranno 133, in seguito alla rinunzia di due porporati per motivi di salute e del passo indietro annunciato dal cardinale Giovanni Angelo Becciu. Non potranno partecipare al voto nemmeno il Decano del collegio cardinalizio Giovanni Battista Re e il vice Decano Leonardo Sandri, avendo superato entrambi gli 80 anni, la soglia oltre la quale i porporati perdono il diritto di voto per l’elezione del nuovo Pontefice.

   Il conto alla rovescia inizierà Domenica prossima, 4 maggio, quando si concluderanno i Novendiali, le Messe in suffragio di papa Francesco. Lunedì mattina, nella basilica di San Pietro, il cardinale Giovanni Battista Re celebrerà la Messa Pro Eligendo Pontifici presenti tutti i porporati, sia elettori che non elettori. Nel pomeriggio, dalla Cappella Paolina, all’interno del Palazzo Apostolico, inizio della processione dei cardinali elettori verso la Cappella Sistina. I lavori prenderanno il via dopo che il Maestro delle celebrazioni pontificie pronuncerà la storica frase dell’«Extra omnes» («Fuori tutti»), le parole che di fatto sigillano l'inizio del Conclave. Le regole delle votazioni seguono le norme promulgate da papa Giovanni Paolo II nel 1996 con la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, modificate in parte da Benedetto XVI, il 26 giugno 2007.

La procedura di voto

   Solenne è la procedura del voto, in ossequio ad un rituale che per molti tratti ricalca norme secolari. Prima di procedere agli scrutini, l’ultimo cardinale diacono sorteggia tre Scrutatori, tre Revisori e tre Infirmatari (i porporati delegati a raccogliere le schede nell’eventualità di elettori costretti a restare nella propria stanza). I Cerimonieri consegnano almeno due o tre schede bianche a ogni elettore, poi abbandonano la Sistina. Ogni cardinale compila in segreto la scheda, scrivendo il nome di chi elegge. Piega a metà la scheda e tenendola sollevata e ben visibile si reca all’altare dove giura in latino «Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto». Dopo di che depone la scheda su un piatto e la fa scivolare dentro un calice, usato come urna. A fine votazione il primo scrutatore agita più volte l’urna per mescolare le schede e il terzo scrutatore trasferisce le schede, a una a una, dentro un altro calice.

 Per la fase di spoglio, gli scrutatori si siedono a un tavolo posto davanti all’altare. Il primo scrutatore apre una scheda alla volta e legge il nome; il secondo ripete la procedura. Il terzo scrutatore annota il nome e lo legge a voce alta, poi fora le schede con un ago in corrispondenza della parola «Eligo» e le lega tutte insieme con un filo. I tre Revisori ricontrollano schede, annotazioni e somme. Il Camerlengo raccoglie gli appunti e redige un verbale con il risultato. Tutte le carte alla fine del conteggio vengono bruciate nella stufa.

L’inizio delle votazioni

Secondo le nuove disposizioni, sono previste 4 votazioni al giorno, due al mattino e due nel pomeriggio. Per essere eletto, il futuro Papa deve raggiungere il quorum dei due terzi dei votanti. Di fronte ad un esito negativo dell’elezione, le schede saranno bruciate alla fine del secondo scrutinio (verso le ore 12) e del quarto (intorno alla 19), ma sempre con l'aggiunta di un colorante: nero, in caso di mancata elezione; bianco, qualora sia stato scelto il nuovo Papa. Dopo tre giorni di scrutini senza successo, i cardinali dovranno prendersi un giorno di pausa dedicata alla preghiera e ai colloqui, e con l’esortazione del cardinale primo dell’Ordine dei Diaconi. Il giorno successivo riprenderanno le votazioni. Dopo sette scrutini ancora negativi i cardinali dovranno prendersi un’altra pausa di preghiera e di ascolto dell’esortazione del cardinale primo dell’Ordine dei Presbiteri. Qundi riprenderanno levotazioni. Nel caso di un nuovo ciclo di sette scrutini risultati negativi i cardinali dovranno prendersi un’ altra pausa di preghiera e di ascolto dell’esortazione del cardinale primo dell’Ordine dei Vescovi.

Nel caso in cui si giungesse alla 33esima o 34esima votazione con esito negativo, si passerà al ballottaggio tra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio. Per l’elezione sarà sempre necessaria una maggioranza dei due terzi dei votanti. In questo caso i due porporati interessati al ballottaggio non potranno partecipare al voto. Ad elezione avvenuta, se il prescelto accetta la nomina, dal comignolo della Sistina uscirà la fumata bianca e nello stesso momento le sei campane di San Pietro suoneranno a festa. 

Al momento del raggiungimento del quorum, il cardinale prescelto viene avvicinato dal cardinale Decano del Conclave Parolin che gli chiede se accetta di essere eletto Sommo Pontefice e quale nome intende assumere. La risposta affermativa del porporato eletto segna l’ avvenuta elezione, sottolineata da uno scrosciante applauso di tutti gli elettori, primo atto di omaggio e di obbedienza dei cardinali per il nuovo Papa

Nella sagrestia della Cappella Sistina viene preparata una stanza con gli abiti per il nuovo Pontefice. Il neo eletto raggiunge poi la sacrestia - cosiddetta «stanza delle lacrime» perché è il luogo in cui spesso il Papa eletto può dare via libera alla sua emozione anche senza trattenere le lacrime – dove indossa la bianca veste - scelta tra tre differenti taglie preconfezionate - e gli altri paramenti papali

Solo allora il Conclave sarà aperto e il neo eletto sarà accompagnato in corteo alla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro per impartire la prima sua benedizione Urbi et Orbi tra gli applausi delle migliaia di fedeli e pellegrini radunati in piazza in attesa delle fatidiche parole “Nuntio Vobis Gaudium Magnu….habemus papam!...” e per accogliere il nuovo Papa.

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