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Testamento Solidale – Crescono i lasciti, anche da parte di persone meno abbienti 

Una indagine svolta tra 500 notai italiani

  Gli insegnamenti evangelici fanno scuola. Ma forse non tanti se ne accorgono, specialmente in una società “distratta” come quella attuale. Prendiamo, ad esempio, la parabola dell’offerta della vedova, presa a modello da Gesu’ come mirabile esempio di generosità. E’ un parabola perfettamente in sintonia con una recente ricerca fatta sul Testamento Solidale, il lascito post mortem destinato a istituzioni impegnate ad assistere persone sole ed in grave difficoltà. Stando ad una recente ricerca, a compiere un simile gesto non sono solo i ricchi, ma anche persone “normali”, e persino chi non naviga nell’oro, meno abbienti. Emuli, in sostanza, della vedova evangelica.

  In effetti, nonostante le grandi crisi che la nostra epoca sta attraversando, gli italiani non sembrano essersi scoraggiati dallo scegliere la strada della generosità post mortem. Lo certifica la ricerca promossa dal Comitato Testamento Solidale in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato su un campione di oltre 500 notai, con l'obiettivo di indagare e fare il punto sul trend dei lasciti solidali in Italia. Fanno parte del Comitato Testamento Solidale 27 istituzioni del Terzo Settore, tra le quali le Fondazioni Lega del Filo d’Oro, Don Gnocchi, Campus Bio-Medico.

Secondo l’indagine, dal 2016 ad oggi, dunque, la predisposizione degli italiani verso un lascito solidale non ha subìto alterazioni e il numero di italiani propensi è rimasto sostanzialmente invariato secondo quanto afferma il 73,8% dei notai, mentre la tendenza è in aumento per il 19,5%. Questo campione dichiara di aver notato una crescita costante negli anni (11,3%) o dopo la pandemia (8,2%). Solo il 6,7% del campione rileva una diminuzione della propensione.

Quanto alla somma destinata, i dati che emergono dalla survey confermano come un lascito solidale non sia appannaggio esclusivo di persone particolarmente abbienti: sebbene per il 45% dei notai intervistati chi predispone un lascito solidale sia detentore di un patrimonio piuttosto consistente, poco meno della maggioranza – il 46,1% del campione – coloro che decidono di lasciare parte della propria eredità ad una causa benefica dispongono di un patrimonio nella media, frutto di una normale vita lavorativa. A riprova che non si tratta di una «faccenda» solo per milionari, il fatto che il valore del lascito medio spesso si aggiri attorno a cifre inferiori ai 20 mila euro (per il 31,8% degli intervistati). Per il 36,8% si tratta di donazioni tra i 21 e i 50 mila euro, per il 21,3% tra i 51 e i 100 mila. Il valore del lascito medio è di oltre 100 mila euro solo per il 10% del campione, a conferma che i lasciti di sostanziose entità restano l'eccezione, e non la regola.

"L'indagine che abbiamo promosso insieme al Consiglio Nazionale del Notariato ci racconta il punto di vista dei notai, custodi per eccellenza delle ultime volontà – commenta Rossano Bartoli, Portavoce del Comitato Testamento Solidale e Presidente della Lega del Filo d'Oro – I dati emersi ci parlano di un fenomeno che resta costante o in leggero aumento e testimoniano come l'opera di informazione e sensibilizzazione che da oltre 10 anni portiamo avanti con il Comitato Testamento Solidale stia dando i risultati sperati, nonostante il lavoro da compiere sia ancora tanto”

L'età di chi pensa e si informa sul lascito solidale resta alta e lo confermano anche i notai: per l'87,6% a chiedere informazioni sul tema sono perlopiù gli over 60. Ma su questo fronte sembrerebbe delinearsi un primo cambiamento: anche sulla spinta degli 11 anni di campagne di comunicazione del Comitato Testamento Solidale, per il 12,3% degli intervistati comincia a crescere l'interesse fra le persone sotto i 60 anni o ancora più giovani.

Rispetto alla tipologia di beni donati, per la maggioranza assoluta del campione – il 74% dei notai intervistati – si tratta di somme di denaro, seguite dai beni immobili, oggetto prevalente dei lasciti testamentari per il 24,7% degli intervistati. Se si pensa poi alle donazioni di beni mobili diversi dal denaro, per il 26,4% si tratta di pezzi d'arte; a seguire i gioielli (per il 24% del campione) e i mobili di pregio (13%).

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