Un falso Alzheimer minaccia circa 611.400 over 65 in tutta Italia. Si tratta dell’idrocefalo normoteso, una patologia ancora poco conosciuta e spesso confusa con la demenza senile, l'Alzheimer o il Parkinson, ma che, al contrario di queste patologie, se riconosciuta in tempo, si può curare. Spesso invece quanti ne sono colpiti ma non ben diagnosticati, vengono trattati con farmaci spesso inutili e che finiscono per peggiorare il loro quadro clinico, oltre a comportare inutili costi per il Servizio sanitario nazionale. Riconoscere e trattare questa malattia in modo adeguato permetterebbe un risparmio, in un anno, da 6,7 a 35,8 miliardi di euro.
L'Idrocefalo normoteso si manifesta con una triade di sintomi: demenza, incontinenza urinaria e difficoltà a deambulare o 'piedi pesanti', che spesso portano appunto alle diagnosi errate di Alzheimer o Parkinson. Ma, a differenza di queste patologie neurodegenerative, può essere trattato efficacemente se riconosciuto tempestivamente, offrendo ai pazienti la possibilità di recuperare una vita normale. Purtroppo, solo il 20-25% dei casi è però correttamente riconosciuto. E' dunque fondamentale puntare su una maggiore formazione e sensibilizzazione a partire dai medici. La malattia è legata ad un aumento delle cavità dell'encefalo con un accumulo eccessivo di liquor che 'schiaccia' il cervello: attraverso la tac o la risonanza magnetica, in presenza dei sintomi, la si può riconoscere e trattare chirurgicamente posizionando un tubicino nel cranio che regolarizza e drena il liquor in eccesso. Il 26 maggio annunciata dal conduttore televisivo Flavio Insinna, si svolgerà a Roma una serata di beneficenza con l'obiettivo di raccogliere fondi a favore dell'Associazione Neuro Vita che si occupa di sostenere la conoscenza e la formazione su questa patologia.