Ma sarà mai possibile anche solo pensare di rimettere in sesto il Sistema sanitario del nostro Paese se ci sono Regioni che, da oltre vent’anni, sono o commissariate o in piano di rientro? E la persona onesta si sarà chiesto come mai certe regioni non hanno soldi per assicurare le minime cure ai loro cittadini, mentre commissari e subcommissari si aumentano i compensi spudoratamente a botte di ventimila euro alla volta? E il Governo come mai, nonostante si facciano nomi e cognomi e si rendano pubblici attraverso i media, non interviene per frenare questa indecorosa quanto dannosa e marcia consuetudine? Per di più, stando alle accuse pubblicamente esposte, sembra che, oltretutto, tali personaggi facciano poco o niente per cercare di ripianare la situazione della Regione, anzi ci caricano su i loro aumenti. Tutto viene riproposto da un articolo pubblicato oggi, giovedì 22 maggio dal quotidiano sanitario telematico QS, nel quale si riferisce di un lancio dell’ANSA a proposito di uno sfogo del presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, tutto virgolettato, contro Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo, rispettivamente Commissario e subcommissario della Regione. Chiaramente è tutto da verificare.
Ma al di là dei fatti interni alla Regione Molise - per i quali non abbiamo alcun interesse nè intendiamo occuparcene, anche se ci si augura che se ne interessi il Governo centrale – resta il fatto che in Italia abbiamo ancora tante regioni in sofferenza, nonostante siano state affidate e seguite da esperti, profumatamente pagati perché ritenuti in grado di ristabilire la situazione del rosso perenne. Se però la situazione è questa, è normale che venga qualche dubbio sul ruolo dei commissari ad acta in sanità e, soprattutto, sulla loro capacità di svolgere al meglio la loro missione di guida al risanamento di una sanità regionale in grave crisi. Perché se alcune Regioni sono commissariate da quasi 20 anni ed altre non sono ancora uscite dal Piano di rientro, qualche perplessità sugli effetti positivi del meccanismo sarà pur legittima. Naturalmente a rimetterci sono solo i cittadini che si vedono negare assistenza per mancanza di fondi e, con quale faccia non si può capire, gli vengono chiesti ulteriori sacrifici e rinunce per aiutare la macchina a ripartire. Mentre c’è chi si arricchisce. Roba da “quarto mondo”: ormai per l’Italia anche il terzo mondo sembra prendere le distanze.